Esattamente 78 anni fa, gli occhi del mondo entravano dentro i campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz, trovandosi davanti quella che, sicuramente, è una delle più grandi tragedie dell’umanità.
L’attuazione del piano nazista, la “soluzione finale”, prendeva vita dentro quei recinti che hanno visto soffrire e morire migliaia di persone.
“La Shoah rappresenta l’abisso dell’umanità – ha scritto il presidente del consiglio Giorgia Meloni – un male che ha toccato in profondità anche la nostra Nazione con l’infamia delle leggi razziali del 1938.”
Giustamente, il primo ministro ricorda come quella stagione abbia visto l’Italia giocare un ruolo non secondario nel perseguitare gli ebrei e aiutare Hitler nel suo folle piano di sterminio.
Il giorno della memoria, come ogni anno, non è un semplice modo per far sentire la nostra vicinanza a coloro che hanno sofferto quelle pene, ai pochi che ne sono usciti vivi e ai loro familiari; deve essere piuttosto un esercizio continuo di ricordo, che ci faccia comprendere quanto in basso può cadere l’uomo e quanto male può scaturire da ideologie totalitarie che annientano la libertà dell’individuo.
Solo così, il giorno della memoria non sarà solo un ricordo, ma – come scrive Ferruccio De Bortoli sul ‘Corriere della Sera’, “un giardino che va curato. Altrimenti si ricoprirà di erbacce. E i fiori dei giusti scompariranno. Divorati”.